Teatro

Elisabetta Pozzi, una 'Diva' fuori dagli schemi

Elisabetta Pozzi, una 'Diva' fuori dagli schemi

Elisabetta Pozzi , una delle attrici più brave ed eclettiche del nostro teatro italiano, è protagonista de “La diva”, un adattamento teatrale tratto dal romanzo “La diva Julia” di William Somerset Maugham , con la regia di Laura Sicignano andato in scena al Teatro Sala Fontana di Milano. La pièce, basata sul romanzo del commediografo inglese considerato uno dei maestri della difficile arte del raccontare, replica dal 19 al 23 novembre al Teatro Duse di Genova, per poi toccare anche le piazze di Padova e Firenze e riprendere la tournèe nella prossima stagione.
E’ la storia di una Diva, dei suoi capricci , delle disillusioni, dei suoi amori e disamori, ma è soprattutto la storia di una crisi di identità in cui una donna, convinta di esser giunta all’apice della sua vita, si vede crollare tutto intorno. Un’ora e mezza di monologo davanti ad una cameriera devota, l’attrice Sara Cianfrugli, che rimarrà muta per tutto il tempo dando l’impressione di non esistere realmente e di essere una sorta di alter ego. Protagonista assoluta dunque, Elisabetta Pozzi in una grande prova di attrice.

Elisabetta Pozzi, una bella maratona recitare praticamente da sola per più di un’ora mezza, tenendo sempre alta l’attenzione del pubblico. Come nasce la scelta di affrontare un testo così introspettivo?
Come attrice mi è sempre piaciuto sperimentare, ed è da un po’ di tempo che amo affrontare testi non prettamente teatrali, riduzioni di testi letterari, tratti per esempio da romanzi come in questo caso. In un momento come questo dove ci sono pochi mezzi, un testo come questo di Maugham mi piaceva in particolare proprio per l’attenzione data al tipo di linguaggio. Nel caso del personaggio di Julia mi è piaciuto affrontare il tema dello sbriciolamento della sua identità e soprattutto del rapporto con il figlio, il quale  la accusa di non esistere come persona reale, come anche quello con la propria cameriera con la quale in pratica non riesce a rapportarsi.

Lei ha cominciato a recitare con un grande attore come Giorgio Albertazzi, che recentemente ha fatto molto parlare di sé per la partecipazione ad una nota trasmissione televisiva come “Ballando con le stelle”. Cosa ne pensa?
Sì me ne ha parlato, penso che fondamentalmente gli abbiano dato molti soldi per fare una cosa di questo genere, lui è sempre comunque stato un grande provocatore. Per quanto mi riguarda provo un disgusto totale per questo genere di televisione e personalmente non lo avrei mai fatto, anche perché non mi piace mettermi a disposizione per una cosa che non mi interessa. In molti casi però avere un contatto con il grande pubblico come quello televisivo può essere utile, infatti anche io sto facendo delle mini serie per la Rai.

Quasi nutile allora chiederle a questo punto quale mezzo di comunicazione preferisce di più. Il teatro, la televisione o il cinema?
Il teatro mi diverte perché ti dà la possibilità in qualche modo di essere sempre diversa. In questo senso non mi piace molto vedere la mia immagine fissata come succede invece con la televisione e con il cinema.  Mi piace comunque un certo cinema, potendo scegliere. Recentemente ho lavorato un po’ con Ferzan Opzetek.  Molto prima con Bolognini, Antonioni, Troisi. Più di quindici anni fa ho vinto un Davide di Donatello con “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” di Verdone. Bei ricordi.

Quali sono comunque i suoi prossimi progetti?
Sto lavorando su altri tre importanti personaggi teatrali femminili ovvero Cassandra, Clitemnestra e poi sarò uno dei tre personaggi femminili in “Crimini del cuore” a Milano al Teatro San Babila tra febbraio e maggio. Porterò comunque avanti un progetto di laboratorio teatrale che seguo personalmente si chiama “Corte Marconi” e altri percorsi teatrali per studenti all’Università di Trento